Coltivare l’albicocco

Un frutto simbolo dell’inizio dell’estate...

Coltivare l’albicocco
In Italia, l’albicocco ha il suo regno nelle regioni meridionali, a partire dalla Campania e via via a scendere, mentre al Nord è a suo agio solo in zone pianeggianti o aree collinari normalmente esenti da brinate. Infatti la fioritura precoce, già alla fine di marzo, espone la pianta ai danni da ritorni di freddo: bastano poche ore sotto lo zero nella fase di allegagione per provocare la totale perdita dei frutti.
Si adatta facilmente a diversi tipi di terreno, anche a quelli poco fertili e piuttosto aridi. Viene ampiamente influenzato dal portinnesto scelto, il più frequente dei quali è il mirabolano, rustico e resistente ma botanicamente diverso dall’albicocco. Si possono così determinare fenomeni di “disaffinità” che si manifestano con rotture e deperimenti nel punto d’innesto.

Il periodo vegetativo è molto breve, compreso tra la fine di febbraio e la fine di maggio, ed è importante mantenere la pianta in equilibrio in questi mesi per evitare problemi di produzione o di stato sanitario. Provvedete al diradamento dei frutti: se l’allegagione è eccessiva, la pianta non riuscirà a formare i fiori per l’anno successivo. Il numero dei frutti rimasti deve essere adeguato allo sviluppo del ramo, lasciando una distanza di circa 10 cm tra l’uno e l’altro.

  Fino alla maturazione dei frutti non sono generalmente necessarie irrigazioni e concimazioni, con l’eccezione dei terreni più poveri o delle siccità primaverili prolungate. Dopo la raccolta si consigliano invece alcune irrigazioni, in base all’andamento climatico, per aiutare la pianta a recuperare le energie spese, rafforzarla e prepararla per l’annata seguente.
Poi, alla fine dell’estate è necessaria una concimazione “di base” con azoto per costituire un’adeguata riserva da utilizzare nella stagione successiva.
Nei terreni meno fertili o dopo elevate produzioni, si può ricorrere a un fertilizzante complesso contenente anche fosforo e potassio.
 



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